Nei miei dialoghi con giovani Iniziati in più occasioni ho affermato che l’uomo inizia a morire alla nascita e nasce alla sua morte.
L’affermazione appare come un doppio ossimoro che lascia forti perplessità nell’interlocutore.
Il mondo profano ci abitua a misurare tutto con il tempo lineare, percezione direttamente connessa con la concezione che tutto ha un’origine, un inizio, e una fine, con una conseguenza negativa per la vita dell’uomo comune.
Non siamo pronti a percepire il tempo ciclico, ovvero il “tempo sacro”, che si contrappone al tempo lineare.
Consideriamo la nostra esperienza terrena come se fosse regolata da un’inesorabile e irreversibile progressione. Misuriamo l’incedere del tempo con i mutamenti del nostro corpo e con le cieche esigenze imposte dalla sostanza materiale che ci avvolge.
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