“Ti chiedo solo di entrare in casa mia con rispetto.
Per servirti non ho bisogno della tua devozione, ma della tua sincerità.
Neanche il tuo credo, ma la tua sete di conoscenza.
Entra con i tuoi vizi, le tue paure e i tuoi odi; dai più grandi ai più piccoli: posso aiutarti a scioglierli.
Puoi guardarmi e amarmi come femmina, come madre, come figlia, come sorella, come amica, ma non guardarmi mai come un’autorità al di sopra di te stesso.
Se la devozione che hai per un Dio qualunque è maggiore di quella che hai per il Dio che c’è dentro di te, offendi entrambi e offendi l’UNO”.(Testo scritto in oro all’entrata del tempio di Karnak della Dea egizia Sekhmet)
La porta dell’Equinozio d’autunno si lascia alle spalle il lavoro del raccolto estivo e ci introduce in un mondo decisamente più intimo:
il seme (cioè la Luce) ora viene accolto dal grande ventre della Madre terra, ed il Sole esteriore, non più visibile, scende nel profondo, dentro di noi, divenendo Sole Interiore. L’ Elemento Aria diviene sempre più volatile, cedendo il passo progressivamente all’Elemento Terra; l’Elemento Fuoco entra in contatto con l’Elemento Acqua, inizio del processo di Purificazione interiore.
Nel simbolismo Alchemico la corrente del Ferro, fredda e metallica, che discende dal cielo, rappresenta il Ferro Spirituale della Volontà concretamente esercitata, Volontà che si esterna in progetti ben definiti o che volge alla formazione di sé.
Ogni anno, il 22 settembre, il Sole entra nella costellazione della Bilancia. Il segno zodiacale della Bilancia è associato alla morte e presiede alla Operazione Alchemica della “Sublimatio”.
Comincia così la discesa nel nostro profondo.
Il guardiano della porta dell’Equinozio d’Autunno, come tutti sappiamo, è l’arcangelo Mikhaël.
Numerosi dipinti e icone rappresentano Michele con una bilancia in mano, nell’atto di pesare le azioni degli esseri umani dopo la loro morte: quelle buone vengono messe su un piatto, quelle cattive sull’altro, ed egli rimane in attesa di vedere quali avranno il sopravvento.
La bilancia è lo strumento del giudizio, e l’autunno stesso è in qualche modo la stagione del giudizio: in questo periodo infatti si raccolgono i frutti maturi, operando una cernita e conservandone solo quelli buoni.
Questo lavoro di separazione e di cernita, che ha luogo anche nella natura, è quello menzionato da Hermes Trismegistus nella Tavola di Smeraldo, quando dice: «Separerai il sottile dal denso con grande industria», vale a dire “con grande cura”. “Separare il sottile dal denso” significa appunto separare lo spirituale dal materiale. L’Iniziato, che partecipa con il suo spirito al lavoro di tutta la natura, sa quando è giunto il momento di lasciar morire la materia oscura che ancora rimane in lui, al fine di liberare la vera vita.
L’arcangelo Michele, arcangelo del Sole nella Sefirah Tifereth, colui che ci apre la porta dell’Equinozio d’autunno, è l’arcangelo a cui è affidata la nostra protezione e che sarà la nostra guida nel periodo che stiamo per vivere, il momento della discesa nel mondo sotterraneo: egli ci apre le porte del mondo sotterraneo, della nostra Anima, benevolo ci accompagna verso il buio che non è paura e dolore, ma silenzio e riposo, è comprensione ed ascolto.
Si apre così già la via per Risorgere alla Luce dal buio dell’Inverno: la via della Libertà e della Giustizia.
Il Simbolismo alla base dell’Equinozio di Autunno è noto a tutti. Lo ripetiamo ancora, brevemente. Ades rapisce Persefone, figlia di Demetra (legata simbolicamente ai cicli vitali della vegetazione) e le offre semi di Melograno (simbolo di fecondità e morte), sancendo così l’unione con il mondo sotterraneo.
La parola magica dell’Equinozio d’autunno è “Abbandonati”, cioè riempiti di Fiducia: il vento conosce il suo lavoro, la terra è pronta a custodire il tuo tesoro, tu sii certo che la gratitudine è la chiave che apre la porta della Vita nuova.
E tutto l’universo conosce questo segreto: il grano dell’Autunno diviene il seme della Primavera.
La celebrazione dell’Equinozio di autunno quindi ha un carattere meditativo, ma non passivo, di bilancio e di presa di coscienza che ci proietta verso il ringraziamento, la Speranza e l’attesa per un nuovo ciclo propizio.
“Non ti scordar di me. Non ti scodare della Luce che emana dalla tua essenza… …Non ti scordar di me,
non ti scordare della Luce che emana dalla Sapienza e che è racchiusa nella Tenebra. Non ti scordar di me. Non ti scordare della Volontà che deve sorreggerti nel superare le prove del percorso iniziatico. Non ti scordar di me,
non ti scordare della Luce che trovi in ogni aspetto della Natura, anche quando essa è seme nascosto nelle viscere della terra. …”
(Dal Rituale di celebrazione dell’Equinozio d’Autunno.)
Nella scienza occulta esiste una massima fondamentale: «Ogni conoscenza che tu cerchi al solo fine di arricchire il tuo sapere, di accumulare tesori, ti fa deviare dalla tua strada; ogni conoscenza però che tu cerchi per maturarti sulla via della nobilitazione dell’uomo e dell’evoluzione del mondo, ti porta avanti di un passo». «Ogni idea, che non diventa per te un ideale, uccide una forza della tua anima; ogni idea invece che diventa un ideale, crea in te forze vitali».
E, infatti, una fondamentale regola dell’Occultismo dice che “non si può salire di un gradino, se prima non si possiede del tutto il livello precedente”.
Ebbene oggi è la discesa nel nostro profondo il “Gradino” che siamo chiamati a sperimentare, ed a “possedere”.
Per questo motivo, nell’Equinozio d’Autunno, ci troviamo “sospesi” su una “Soglia”: il buio comincerà poco a poco a prevalere, dobbiamo accettare questa “discesa”, comprendendone il suo significato ed il suo valore intrinseco.
Se abbiamo compiuto la “santificazione” dell’Estate, se l’abbiamo “consacrata”, allora abbiamo reso sacri – come era prescritto – i chicchi di grano che servono per la semina.
Questo ci ricorda Mikael che, pesando l’anima, ed accompagnandola come psicopompo (dal greco ψυχοπομπóς, parola composta da psychè (anima) e pompós (colui che manda), ci insegna che, rispetto alla giustizia, santo è colui che è puro. E nel Rito primaverile, ricordiamo, si dice “…ne muti l’impurità di ogni dolore…”: il dolore è, infatti, segno di “non purezza”.
E la purificazione è solo un inizio, una sorta di preparazione del terreno per passare alle successive, auspicabili conquiste.
L’Equinozio d’Autunno, sulla Terra e per l’Uomo, dà fine al più faticoso periodo dell’anno, in cui viene effettuato il secondo raccolto. Il ciclo produttivo e riproduttivo è concluso, quando le foglie cominciano ad ingiallire e gli animali iniziano a fare provviste in previsione dell’arrivo dei mesi freddi, e molte specie migratorie – come le rondini – cominciano il loro lungo viaggio verso sud.
L’Uomo resta, ed affronta la “discesa”.
Il mese di settembre era il periodo in cui si svolgevano i Grandi Misteri di Eleusi, basati sul simbolismo del grano. Ed è il tempo per la fabbricazione del vino, dalla raccolta delle uve alla pigiatura e sino alla sua chiusura nel buio delle botti. Il processo della fermentazione delle uve avveniva con procedure che un tempo venivano accompagnate da rituali ben specifici ed era visto come simbolo della trasformazione spirituale che ha luogo durante le iniziazioni e i riti misterici, nel buio dei santuari sotterranei. L’equinozio d’autunno diviene così la festa iniziatica rivolta alla ricerca di un nuovo livello di consapevolezza:
“Vivi il qui ed ora, sii presente, osserva ciò che stai vivendo, considera ciò che stai vivendo con spirito critico, esercita il tuo libero arbitrio e trai da ogni esperienza un insegnamento” (S. Danesi).
I chicchi di grano resi sacri e conservati per la semina produrranno tutto il grano che occorre e, trasformati in cibo, insieme al vino costituiranno l’alimento dell’Uomo che desidera trasformarsi.
Il cigno è l’uccello dell’Equinozio in quanto simbolo dell’immortalità dell’anima e guida dei morti nell’aldilà.
Quel cigno su cui Lohengrin, il puro, figlio di Parsifal e destinato a compierne il desiderio, parte alla ricerca del Graal.
Che la celebrazione di questo Equinozio possa portarci a seminare bene, a riconoscere il nostro cigno, ed a cavalcarlo con la gioia dell’approdo alla nostra meta.
Secondo G. I. Gurdejiev, teorico della cosidetta “dottrina del risveglio”, “i rapporti che legano gli esseri umani e, più ancora, i livelli di scambio culturale, possono essere rappresentati da uno schema costruito da quattro cerchi concentrici.
Il primo, quello interno, riunisce gli esseri umani totalmente svegli, capaci di risvegliare coloro sui quali ricade la loro scelta, gli eletti, con i quali condividono gli scopi e perseguono gli stessi fini.
Il secondo, definito “mesoterico”, comprende gli uomini che pur possedendo le qualità dei precedenti hanno conoscenze puramente teoriche. Questi uomini conoscono molte cose, ma non riescono a metterle in pratica: sanno più di quanto fanno.
Il terzo è definito “exoterico”. Gli uomini di questo livello hanno molte conoscenze in comune con quelli del secondo cerchio, ma il loro sapere è ancora più astratto.
Il quarto, detto “esterno”, è il cerchio dell’umanità “addormentata”, di coloro che non hanno alcuna possibilità di comprendersi tra di loro. Siamo nel regno della confusione conseguente la caduta della torre di Babele.
In questa direzione ogni Iniziato saprà oggi cogliere un diverso aspetto della Celebrazione, senza smarrirsi e ripiombare nel gioco degli opposti, nel mosaico del bianco e del nero, della luce e delle tenebre:
bilanciare la polarità; celebrare l’eterno ritorno della vita; cogliere la dialettica degli opposti; essere lacerati tra forze contrastanti; giungere al giorno del Giudizio quando Bianco e Nero saranno finalmente separati e cesserà la prigionia dello Spirito.
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