“La Chiave della Vita” e l’equinozio di primavera

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“La Chiave della Vita” e l’equinozio di primavera

Carissimi lettori di Laboratorio,

in considerazione della attuale situazione sanitaria e non avendo la possibilità di prevedere gli andamenti della stessa nei prossimi giorni, ci sembra opportuno riprogrammare la data del convegno pubblico “La Chiave della vita” da sabato 21 Marzo 2020 a  Sabato 19 Settembre 2020, trasformandolo in tavola rotonda.

La tavola rotonda si terrà sempre a Napoli; seguiranno dettagliate informazioni sulla sede e sugli orari.  

Entro la fine di Marzo verranno pubblicate nella apposita sezione “Convegni ed Eventi” di Laboratorio le relazioni previste dal programma del Convegno, in modo che la tavola rotonda del 19 Settembre p.v. costituirà approfondimento e discussione delle tematiche già trattate sul sito.

Perché dibattere sul tema “La Chiave della Vita”?

“Quando l’ uomo si è incarnato per la prima volta ha potuto guardare in alto ad uno Spirito superiore e dirsi “tu devi diventare come lui che ti guida di incarnazione in incarnazione”….. “l’uomo guarda in alto al suo Sé superiore al quale deve diventare sempre più simile”…

(Rudolf Steiner, Angeli all’ opera nella evoluzione dell’ uomo tra la terra ed il cosmo, 1908) .

Recita la Mandukya Upanisad : “Nella vibrazione primordiale sarebbero concentrati i tre aspetti (più uno) dell’assoluto (Brahman), il quale a sua volta coincide con il nostro Sé più profondo :

lo stato di veglia, ove il Sé esiste a livello del mondo sensibile esteriore; lo stato di sogno nel quale il Sé fa esperienza di un mondo interiore ancora legato a quello esteriore; lo stato di sonno profondo senza sogni, ove il Sé fa l’ esperienza dell’ unità, in quanto, a differenza dei sue stadi precedenti, sparisce la differenza fra soggetto conoscente e oggetto conosciuto ed in cui l’ esperienza si trasmuta in non esperienza”.

L’Equinozio di Primavera

Il termine equinozio deriva dal latino “aequa nox” cioè “notte uguale” in riferimento alla durata del periodo notturno uguale a quello diurno.

In realtà l’equinozio non è un giorno, ma è un istante preciso: è quel momento della rivoluzione terrestre intorno al Sole in cui quest’ultimo si trova allo Zenit dell’equatore. Accade due volte l’anno, a sei mesi di distanza, a Marzo e a Settembre del calendario civile. Nell’emisfero boreale l’equinozio di Marzo segna la fine dell’Inverno e l’inizio della Primavera, mentre quello di settembre termina l’estate e introduce l’autunno.

Tale particolare fenomeno astrologico ha assunto, fin dalla notte dei Tempi, una valenza estremamente importante per le diverse civiltà che hanno popolato il nostro pianeta, le quali hanno sempre celebrato la perenne lotta tra la Luce ed il Buio con riti sacri che, nel periodo primaverile, avevano lo scopo di risvegliare la Natura, intorpidita dalla rigidità invernale, propiziandone la fertilità in vista dei futuri raccolti estivi.

In particolare, nell’antico Egitto si celebrava la festa dello Sham el Nassim che significa “fiutare il vento” parola derivante dalla radice Shamo che originariamente era utilizzata per indicare la stagione del raccolto.

Tale festività, durante l’età faraonica, era legata proprio all’agricoltura e, per augurare un raccolto abbondante, era consuetudine regalare delle uova, le quali, considerate un simbolo universale della rinascita e del Cosmo, erano ricollegate alla mitica Fenice che, secondo la leggenda, prima di morire, preparava un nido a forma d’uovo, su cui si adagiava, lasciandosi incenerire dai raggi del sole.

Sulle ceneri nasceva, poi, l’uovo dal quale l’Uccello di Fuoco riprendeva vita.

Per i Celti, invece, l’equinozio di primavera segnava l’inizio della metà chiara dell’anno.

Per questo popolo, la primavera rappresentava il periodo degli accoppiamenti rituali, delle nozze sacre in cui il principio maschile e quello femminile si congiungevano per propiziare la fertilità.

Questi rituali venivano svolti nel corso di Beltane, festa della rinascita, contrapposta al Samhain, celebrazione della morte, e dedicata al dio Bel, da molti accomunato al dio Cernunno, divinità della natura, associata alla riproduzione e alla fecondità. 

In questo periodo, i Druidi accendevano dei falò sulla cima dei colli, conducendovi attraverso il bestiame del villaggio per purificarlo dopo l’inverno passato nelle stalle.

Anche le persone attraversavano i fuochi allo stesso scopo.

Il fuoco sacro simboleggiava il fuoco celeste, il calore primordiale che produsse la creazione e che si ripresentava a ogni ritorno della primavera; esso era in grado di distruggere i poteri ostili, purificare l’aria, favorire la fertilità degli esseri.

Alla fase rituale, seguivano, poi, delle danze attorno ai falò caratterizzate da grandi salti per propiziarsi la fortuna, per trovare l’anima gemella, per garantirsi viaggi sicuri, per avere figli, per assicurarsi un parto facile.       

Anche le antiche culture greca e romana adottarono dei sacri riti propiziatori della fertilità e dell’abbondanza che venivano celebrati proprio in questo periodo.

Gli antichi greci, legavano la stagione primaverile, al mito di Persefone la quale, rapita da Ade, dio dell’Oltretomba, era costretta a trascorrere sei mesi negli Inferi con il marito e sei mesi sulla Terra con la madre Demetra, dea della fertilità e della agricoltura.

Ed infatti, nel momento in cui sopraggiungeva il periodo primaverile, che segnava il ritorno di Persefone dalla Madre, quest’ultima, felice per il ritorno della figlia, inondava la Terra di messi abbondanti fino all’Autunno.

Successivamente tale mito divenne centrale nella celebrazione dei Misteri Eleusini, dove, in un ciclo di tre fasi, la “discesa” (la perdita), la “ricerca” e l'”ascesa”, il tema principale era la “ricerca” di Persefone e il suo ricongiungimento con la madre.

Il rito era diviso in due parti: la prima, “piccoli misteri”, era una specie di purificazione che si svolgeva in primavera nel mese di Antesterione, la seconda, “grandi misteri”, era un momento consacratorio e si svolgeva in autunno nel mese di Boedromione (settembre-ottobre).

La cerimonia voleva rappresentare il riposo e il risveglio perenne della vita delle campagne.

Presso i romani era in uso festeggiare la dea Anna Perenne, divinità con cui si personificava il trascorrere dell’anno, il quale iniziava proprio con l’avvento della Primavera, e pertanto era associata all’abbondanza e al nutrimento.

Ed è proprio sulla scorta di queste antichi riti che gli Iniziati, ancora oggi, legano questo particolare momento dell’anno alla rinascita spirituale e alla crescita sul cammino del perfezionamento interiore.

L’uomo, immerso nella quotidiana profanità, cerca, nell’intimo del suo cuore, quell’equilibrio che lo possa far ascendere ad un livello superiore di conoscenza e di autoconsapevolezza.

L’essere umano ha in sé la facoltà di perfezionarsi, di trasformarsi, col tempo, completamente; tuttavia questa trasformazione deve compiersi nella sua interiorità più profonda, iniziando a modificare radicalmente il suo modo di pensare.

Colui che aspira a ciò, così come il seme piantato nella nuda terra la cui energia è pronta a erompere in primavera nonostante il rigore invernale, non senza fatica deve lavorare per purificarsi, liberandosi dei metalli, e poter così accingersi a percorrere la via iniziatica.

Egli forte della sua forza interiore e della scelta di consacrarsi alla sacra Conoscenza intraprende la sua lenta, continua, crescita che lo porterà, dopo che l’Aria e l’Acqua lo avranno nutrito e purificato ed il Sacro Fuoco lo avrà incenerito nella sua materialità, inducendo una catarsi energetica che lo renderà pronto ad accogliere la Luce, ad essere una pietra lavorata utile alla costruzione del Tempio Universale.

Ogni volta che l’iniziato si adopera a scoprire, attraverso una profonda meditazione, nella propria coscienza ciò che in essa alberga di censura, di biasimo e di critica sul mondo e sulla vita, tale esame lo porta di un passo più vicino alla conoscenza superiore; e l’ascesa diventa rapida, se in tali momenti, ricongiungendosi con la Natura e con i suoi ritmi, riempie la sua coscienza soltanto di pensieri che destino in lui stesso ammirazione, rispetto, venerazione per il mondo e la vita, i quali, se ben compresi, non sono altro che il riflesso dell’Universo.

Pertanto solo tramite la rinascita iniziatica, squarciando il velo di Maya, l’ Iniziato può incominciare realmente a vedere attraverso gli occhi spirituali che lo mettono in connessione con il cuore pulsante della Madre Terra e a “conoscere”; una conoscenza che non è quella intellettuale ma, bensì, solo quella che può essere compresa attraverso lo sguardo dell’anima.

Ed infatti la Scienza occulta insegna che “Ogni conoscenza che tu cerchi al solo fine di arricchire il tuo sapere, di accumulare tesori, ti fa deviare dalla tua strada; ogni conoscenza però, che tu cerchi per maturarti sulla via della nobilitazione dell’uomo e dell’evoluzione del mondo, ti porta avanti di un passo”.

Arrivederci a Napoli, all’Equinozio d’Autunno.

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