Volontà misteriosa

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Volontà misteriosa

di Gianfranco Costa.

Ancora una volta ciò che accende la scintilla della riflessione è un articolo pubblicato da Silvano Danesi, questa volta sull’interpretazione di Karl Raimund Popper relativa ai tre mondi (le entità fisiche, mondo 1; l’esperienza soggettiva, mondo 2 e i contenuti oggettivi, mondo 3).

Questi concetti mi ricordano molto quanto già scrissi parlando di una possibile definizione del concetto di anima. In quell’occasione cominciai analizzando i concetti egizi, le tre tipologie di essenza, creatrice e creata: Ba (essenza presente), Akh (anima spirituale) e Sa-Hu (intelligenza suprema). Spontaneamente, chissà con eccessiva semplificazione, riconduco mentalmente questi tre concetti, come concretizzazioni filosofiche per analogia delle definizioni del proprio mondo fisico, della psiche e degli archetipi, ovvero i criteri.

Sviluppando ulteriormente questi concetti, vorrei però soffermarmi stavolta sulla domanda finale, circa il concetto di “volontà”, l’unico che resta fuori da questo tipo di approccio e, francamente, il più ostico da ridurre a definizione. In questa occasione vorrei però tentare di tradurre in parole scritte i miei pensieri al riguardo.

Non mi trovo d’accordo con la interpretazione classica che relaziona volontà e psiche brutalmente in maniera diretta, perché questo ridurrebbe la volontà al solo mondo 2, cioè all’esperienza personale e  soggettiva, isolata da tutto il resto. Credo che una ipotesi alternativa dovrebbe essere in grado di armonizzare i tre mondi per descrivere la volontà, cosa incredibilmente complessa, che mi permetto di approcciare alla mia maniera, semplificando.

Per farlo, vorrei partire dal concetto di “contenuti oggettivi”, ovvero dal mondo 3 di Popper. Li vedo come schemi, come fossero tabelle che descrivono un criterio, una specie di definizione degli elementi che consentono di definire le condizioni migliori per gli obiettivi da raggiungere.

Faccio un semplice esempio, la mia volontà di abbronzarmi. La mia ipotesi circa l’interpretazione del concetto di volontà consiste nel fatto che la mia essenza concretizzata (gli egizi la relazionerebbero col mio Ba) nel mio corpo fisico (mondo 1), ha elaborato i criteri fondamentali (gli archetipi del mondo 3) in schemi mentali personalizzati, tabelle che descrivono tutte le migliori combinazioni per conseguire un obiettivo, secondo me. Tali “tabelle” sono arricchite da ciò che definiamo “esperienza”, ovvero dai condizionamenti diretti o indiretti che stringono il cerchio in merito alle condizioni da realizzare per conseguire un determinato obiettivo. In altri termini, il mio modo di pensare e le passate esperienze soggettive (mondo 2) sono null’altro che una elaborazione personale dei criteri di base (mondo 3, gli archetipi) modificati in funzione della mia storia personale e dell’intorno nel quale mi trovo ad operare (mondo 1). Il mio bagaglio culturale, emozionale e percettivo, aggiunge insomma dettaglio, diciamo “righe e colonne” a queste “tabelle” di raggiungimento di obiettivi prefissati. 

Nell’esempio di cui sopra, il criterio di base oggettivo (mondo 3) per raggiungere l’obiettivo “abbronzatura”, è prendere il sole. La mia base esperienziale soggettiva (mondo 2) ha sviluppato nuove colonne e righe che descrivono e immaginano le migliori condizioni per prendere il sole: stare in costume, sdraiarsi con angolazioni diverse perché la radiazione solare interessi tutto il mio corpo, utilizzare creme solari per non ustionarmi, eccetera. Di conseguenza, vado al mare (mondo 1, fisico).

Un’altra persona, sviluppando sue proprie “tabelle esperienziali”, potrebbe optare per raggiungere lo stesso fine (abbronzatura) programmando (psiche) lunghe passeggiate sotto il sole in pantaloncini (mondo fisico).

Allora cos’è la volontà? É un meccanismo archetipico che ci fa ricercare le condizioni migliori in apposite “tabelle di criterio” personali per raggiungere obiettivi specifici.

Quella che definisco come “volontà di andare al mare”, in realtà altro non sarebbe che cercare in tabella la migliore condizione per abbronzarmi. A sua volta, la “volontà” di abbronzarmi sarebbe il frutto di una applicazione concreta dello stesso principio, visto ad altro livello. L’obiettivo potrebbe essere “sentirmi bene” e, nelle varie caselle dello schema che ha per obiettivo sentirsi bene, c’è l’abbronzatura, e così via, ricorsivamente.

La personalizzazione di questo modo di descrivere la volontà dipende dal mondo 2: l’abbronzatura potrebbe essere per alcuni una condizione da perseguire per “stare bene”, per altri per “vedersi in forma”, per altri ancora per “cercare partner”, etc.

Adottando questa forma di pensare, la volontà è insomma un’illusione. Consiste nel creare schemi descrittivi degli obiettivi da raggiungere via via sempre più stringenti, così che esistono persone con poca volontà, altre piuttosto decise, altre ancora con “volontà di ferro”, in funzione di che livello di dettaglio di definizione delle condizioni a ricercare, hanno raggiunto. Perciò, relativamente alle realtà soggettive, le uniche differenze sono gli algoritmi di personalizzazione degli archetipi del mondo 3 in schemi mentali propri del mondo 2, per agire nel mondo 1, quello fisico.

Non si tratta di avere voglia di andare al mare; piuttosto lo faccio perché nel mio schema personale devo stare bene, dunque ho necessità di abbronzarmi, dunque vado al mare.

E ora mi si permetta una piccola, ulteriore provocazione: ciò che definiamo come “volontà” non è solo qualcosa di umano; l’uccellino che utilizza un rametto con il becco per estrarre il vermetto da una cavità per alimentarsi (mondo 1) e continuare ad esistere, non ha “voglia” di mangiare; sta applicando un criterio inscritto nel suo proprio mondo 2 (esperienza) per raggiungere un obiettivo concreto, per l’appunto mangiare, al fine di rispondere a un criterio primordiale (mondo 3), cioè non morire di fame.

La volontà non sarebbe quindi relazionata tanto alla sola psiche, quanto all’esecuzione, più o meno precisa, più o meno dettagliata, più o meno sofisticata, di un algoritmo inscritto delle nostre menti dalla nostra propria essenza. Un meccanismo automatico che agisce tramite l’esecuzione di un algoritmo per applicare un criterio.

La volontà – in sostanza – è il criterio, cioè il mondo 3, personalizzato dalla psiche. È in altre parole la ricerca automatica in tabella al fine di raggiungere un obiettivo concreto. In estrema sintesi, la volontà è allora un algoritmo ricorsivo innato della propria esistenza, per giustificare se stessa.

 

 

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