L’Egitto è un dono del Nilo

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L’Egitto è un dono del Nilo

di Mimmo Boccuni.

Erodoto, grande scrittore greco, disse che l’Egitto è un dono del Nilo.

La civiltà egiziana si sviluppò nella valle del Nilo, il più importante fiume dell’Africa. Si trattava di una stretta pianura, molto fertile, al di là della quale c’era il deserto. Intorno al 4000 a.C., in questa zona, si iniziano a formare le prime comunità e i primi villaggi.

Molto probabilmente le popolazioni dalle quale è nata la civiltà egiziana provenivano dalle zone interne dell’Africa.

Gli Egizi si dedicavano soprattutto all’agricoltura, alla pastorizia, alla pesca che era praticata lungo il Nilo ed il fiume Nilo era anche un importante via di comunicazione usata per i trasporti. La civiltà egizia raggiunse uno straordinario benessere economico. Già intorno al 4.500 a.C. erano state costruite delle magnifiche e ricche città, case, palazzi, templi,  mentre il resto dell’umanità viveva ancora a livello preistorico.

La popolazione egiziana era divisa in classi sociali dette caste. Una casta era una classe sociale, cioè un gruppo di persone che svolgeva la stessa attività e che occupava lo stesso posto nella società.Le caste erano chiuse: da una casta non si poteva né entrare, né uscire. Chi nasceva in una di esse doveva restarvi fino alla morte.

Gli egiziani erano convinti che la vita continuasse dopo la morte, ma solamente a condizione che il defunto potesse disporre :di una solida abitazione;del cibo per nutrirsi e degli utensili per l’uso quotidiano come anfore, monili, vestiti, ecc..; che il suo corpo fosse preservato dal disfacimento

Inizialmente gli egiziani pensavano che la vita dopo la morte fosse un privilegio proprio del solo faraone.

Successivamente si iniziò a credere che esso fosse un diritto di tutti, purché potessero permettersi una tomba e i riti funebri.

Secondo gli Egizi, nel corpo umano vi erano due anime:la prima, che prendeva il nome di ba, era destinata ad effettuare il viaggio verso l’aldilà, dove riceveva il premio o la punizione che le spettava;la seconda, che prendeva il nome di ka, era destinata a rimanere con il corpo e a custodirlo nella tomba.

Tutte le forme artistiche furono ben sviluppate nell’antico Egitto, ma tra tutte, l’architettura fu sicuramente quella che ebbe maggiore importanza. Gli egiziani furono degli abili costruttori: obelischi, sfingi e piramidi sono giunte fino a noi praticamente intatte grazie all’uso del granito, una roccia molto dura e resistente. Gli obelischi più belli furono trasportati a Roma dagli imperatori per decorare la città.

Gli egiziani usavano dei caratteri sacri, detti così per venivano impiegati per le scritte religiose soprattutto nei templi e negli obelischi. Questi segni sono chiamati geroglifici: per questo la loro scrittura è detta geroglifica.

La scrittura geroglifica era molto complessa. I segni utilizzati potevano indicare una lettera, come nella scrittura alfabetica (cioè quella che noi conosciamo) oppure potevano indicare una cosa o un concetto. I segni utilizzati erano tantissimi e il loro impiego richiedeva anche una certa abilità nel disegno. Per queste ragioni per imparare a scrivere era necessaria una lunga formazione e gli scribi godevano di molto prestigio e considerazione.

Notevole fu l’attenzione che in antico Egitto si prestò alle scienze. La matematica veniva usata soprattutto per fini pratici e in modo particolare per ristabilire i confini tra i campi ogni volta che essi venivano cancellati dalle inondazioni.Gli egiziani usavano anche la statistica soprattutto in occasione dei censimenti degli abitanti e del bestiame per fini fiscali.Sviluppata fu anche l’astronomia che permise di predisporre un calendario che divideva l’anno in 365 giorni.Un’altra scienza che ebbe una certa importanza fu la medicina. A tale proposito è stato ritrovato un trattato di chirurgia nel quale sono descritte le varie parti del corpo e illustrate le diverse terapie.

Gli egiziani erano politeisti, cioè adoravano molti dèi. Essi rappresentavano elementi della natura come il sole, la luna, il vento, la tempesta.

Le divinità adorate dagli Egiziani erano molte, soprattutto prima dell’unificazione politica.

Dopo la creazione di un unico Stato, il culto prevalente fu quello del dio Sole. Tuttavia continuarono ad essere adorate tante altre divinità diverse a seconda della zona. Anche i loro nomi, a volte, variavano da una zona all’altra del paese. Il culto più importante, nell’antico Egitto, fu quello del dio Sole. Esso era chiamato con nomi diversi Ra, Ammone, Aton, ecc.. Il faraone era considerato il figlio del Dio sole e per questo adorato come dio in terra.

Gli egiziani utilizzarono il termine Neter per definire «Dio». Il Neter non è un dio, bensì un aspetto dell’unica ed infinita divinità. Non solo, un Neter è anche un archetipo, cioè una immagine ideale di un concetto: padre, madre, figlio, anziano; o di uno stato d’animo: piacere, sofferenza, combattività, pazienza, ecc.

Perché tutti potessero “immaginare” la divinità, permettendo di curare in se stessi ogni sua rappresentazione, le qualità dell’essere umano, sono simboleggiate da essere antropomorfi che hanno le caratteristiche di un animale; animali sono ovviamente quelli tipici di quell’ epoca, il cane, che accompagna il cieco nell’oscurità, ha l’aspetto del Neter che accompagna l’anima del defunto; l’ippopotamo femmina, che è l’animale più feroce, è il Neter che protegge la gestante ed i neonati; Il falco, che è in grado di volare verso il Regno del Padre che è nei Cieli . I Neter su cui pregare, meditare per tendere alla perfezione. I Neter sono il potere dell’energia ancestrale.

Il geroglifico corrispondente, attestato già nei Testi delle Piramidi, ricorda una ascia stilizzata, o da esame di documentazione archeologica viene indicato come uno stendardo di legno con drappeggi di stoffa che formano sulla parte anteriore una specie di banderuola. Talvolta tale stendardo è sormontato dal falco solare, indicando così la sua connessione cosmica.

Secondo Loret e Moret il vocabolo nethr deriverebbe dalla radice ter, rappresentante la fioritura annuale della palma e, per estensione, la rinascita regolare dei vegetali. Neter sarebbe « l’eternamente stesso, colui che non muore mai ». Il segno neter è spesso rappresentato avvolto in bende da mummia, forse significando con ciò l’immutabilità della sua essenza. NeterUa indicò il « Dio Uno » (cfr. « monoteismo »), la personificazione dei cui attributi fu costituita dalle singole divinità, venute in essere poiché « nominate » dal Verbo creatore.

Tutti i Neter dell’ antico Egitto che ci porteranno gradualmente in un percorso alchemico di trasformazione attraverso i loro simboli ed i loro archetipi che rappresentano delle porte verso il nostro mondo interiore.

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