“…E la Terra è nera e dentro di sé, nelle sue viscere, ha luce. Ha viscere di luce la
Terra.
E allora, per nera che sia la macchia caduta su di lei, per caduta che sia lei stessa…
allora la Madre di vita, della nostra vita, si fende e lascia vedere, e dà, dà qualcosa
alla luce…”
(Maria Zambrano, all’ombra del Dio sconosciuto).
Il percorso iniziatico è costituito da una serie di stati spirituali che nella continuità ciclica
della Natura conducono l’adepto fino al Trascendente.
Al Solstizio d’Estate abbiamo celebrato il trionfo della Luce, esaltando la materia, i frutti dei
raccolti, nutrendoci delle forze sulfuree emanate dalle viscere della terra e che costituivano
la nostra forza di volontà ed il nostro valore.
Durante l’Equinozio d’Autunno celebriamo l’equilibrio tra luce ed ombra, lavorando a quella
“percezione spirituale” che prepara poi alla risalita della Luce, nel ciclo ininterrotto di morte
e rinascita:
l’Equinozio d’Autunno con il suo equilibrio tra Luce e Tenebra ci insegna che quella
continua trasformazione della luce nell’oscurità e della oscurità poi nella luce ci indica che
non esiste dualità, ma unità nella trasformazione.
Da un rituale Equinoziale: “Il tempo che ci attende è tempo di riflessione, di lavoro
interiore, nella consapevolezza che, come il sole rinascerà al Solstizio d’Inverno e
risorgerà all’Equinozio di primavera e come il seme darà origine ad una nuova pianta, così
anche noi rinasceremo e risorgeremo, dopo aver ricercata, ritrovata e levigata l’occulta
pietra che costituisce il nostro nucleo essenziale.”
In Alchimia all’Equinozio d’Autunno siamo nella prima fase della realizzazione dell’Opera, detta
della Nigredo:
“Visita interiora terrae” e purificandoti troverai la pietra filosofale.
Dal “liber de arte chemica” di Marsilio Ficino: “Il corpo deve eseere dissolto nell’aria mediana più
sottile: il corpo viene dissolto anche dal suo stesso calore e dalla sua umidità, laddove l’anima, la
natura di mezzo, mantiene il dominio sul colore dell’oscurità in tutte le parti del vetro: oscurità della
natura che gli antichi filosofi chiamavano la testa di corvo, o il Sole nero.”
Il Corvo nero rappresenta il principio dell’arte; quello bianco la meta dell’opera, quello rosso il
compimento di tutte le cose.
Il Corvo nero è il percorso iniziale della Grande Opera, il percorso iniziale di creazione della pietra
filosofale, composto dalla putrefazione e dalla decomposizione delle forze componenti, che nelle
fasi successive verranno purificate (Albedo) e poi ricostituite secondo l’ordine primordiale
(Rubedo).
Siamo all’inizio del nuovo percorso. Si apre un nuovo ciclo di morte e di vita.
E’ tempo di semina: lo spirito umano si risveglia e si prepara all’oscurità della stagione invernale,
accrescendo la propria spiritualità attraverso la riflessione dello sforzo interiore ed il risveglio.
L’Equinozio d’Autunno è la festa del forte volere ed il suo elemento alchemico è il ferro, che
rappresenta appunto la volontà.
La volontà di separare il puro dall’impuro, il sacro dal profano.
“Si tramanda che nel 1913 all’età di circa tredici anni Eugène Canseliet, svegliandosi
improvvisamente di notte, prese carta e penna e scrisse di getto questa frase in latino: cum in tua
domo nigri corvi parturient albas columbas tunc vocaberis sapiens (quando nella tua casa neri
corvi partoriranno bianche colombe, allora sarai chiamato sapiente.
Sarà solo venti anni dopo, nel 1932, che, grazie all’incontro con il sapiente Paul Le Cour,
Canseliet potrà sapere che una iscrizione uguale esiste realmente a Roma, incisa sul marmo di
una porta chiamata magica dalla tradizione popolare.
La porta era oramai murata e faceva parte del muro di cinta di un parco in piazza V. Emanuele ed
eraq stata edificata per volontà del misterioso marchese Massimiliano Palombara nel 1680.
La strana porta presenta dieci iscrizioni alchemiche di profondo significato.
Palombara si occupava assiduamente di alchimia ed era intimo della regina Cristina di Svezia,
nota cultrice di questa stessa disciplina.
Cosa significano queste parole?
…….. ……. ……..
Le colombe, notoriamente bianche, ricordano qui le famose colombe di Diana e sono simbolo delle
sublimazioni filosofiche per mezzo delle quali il saggio estrae il prezioso zolfo fisso dalle ceneri del
caput corvi.
Grazie a queste sublimazioni ripetute lo zolfo sale alla superfice del bagno mercuriale sotto forma
di una specie di bianche e delicate cristallizzazioni che si uniscono al sale fondente che galleggia.
Il sale, secondo la propria specifica funzione, accoglie ed incorpora questo zolfo volatile e gli
impedisce di svanire fissandolo alla propria preziosa struttura cristallina.
Potremmo quindi concludere: quando dal nero caput tramite le bianche colombe della
sublimazione avrai ottenuto la remora (rebis), allora avrai in mano le chiavi dell’opera, e potrai
essere chiamato Sapiente.
Auguri a tutti e buona ripresa del percorso.
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