Nella tradizione egizia l’essere umano è composto di nove parti, sei delle quali possiamo considerare come componenti del corpo materiale e tre come componenti che comprendono i concetti di anima Ba o essenza presente, di Akh, anima spirituale o forma esistente trascendente e di Sakhu o Sa-Hu, intelligenza suprema Sa, che crea attraverso il verbo Hu, ossia, in altri termini, energia intelligente.
Il Ba, pertanto, si propone come essenza presente di un’energia intelligente, Sa-Hu, dotata di un corpo di luce, Akh o Akhu (energia creatrice luminosa ed elemento della vita perenne).
La domanda che sorge è se la triade SaHu-Akhu-Ba, staccata dall’insieme delle sei parti materiali, (Kaht, Ka, Khaibhit, Ren, Ib, Sekhem) può essere considerata un vivente autopoietico.
La seconda domanda, conseguente alla prima, è se l’Akh, corpo di luce dell’essenza presente nell’essere umano (Ba) dell’intelligenza suprema in azione (SaHu), possa considerarsi un campo energetico sufficiente a consentire la sopravvivenza del Ba quando il complesso energetico del corpo materiale viene meno (morte).
La terza domanda, conseguente alla prima e alla seconda, è se l’Akh è sufficiente a mantenere in essere l’individualità.
A supportare l’idea egizia della sopravvivenza del corpo di luce è il testo Per em Ra (Per salire alla luce), solitamente definito Libro dei morti, dove il defunto/iniziato, che afferma di “prendere forma di un Ba vivente”, dice: “Io sono lui, io sono Ra”.
Ra è il sole, simbolo della luce, che nella sua epiclesi di Khepri (Ra del mattino) è colui che viene in esistenza. Sempre nel Per em Ra è scritto. “Io sono il Ba di Ra, uscito dal Nun, questo Ba del dio che ha creato Hu, il verbo”.
Nei Testi dei sarcofagi è espresso un concetto analogo: “Io sono Ra, uscito dal Nun, io sono l’Eterno, io sono colui che ha creato Hu, il verbo, io sono Hu, il verbo”.
Se il defunto/iniziato afferma di prendere la forma di un Ba vivente e le successive affermazioni riguardano luce e energia (vibrazione), è ipotizzabile che i testi citati confermino l’idea che dopo la morte del complesso costituente il corpo fisico, il Ba, ossia la presenza dell’essenza dell’intelligenza suprema nell’essere umano, continui ad esistere in altra forma o dimensione.
La tradizione egizia sembra condurci per mano verso la conferma di quanto affermato a proposito del Ba e del corpo di luce con il rituale del “passaggio nella pelle”, che prende il nome da Meska, pelle di leopardo, vocabolo composto da Mes, pelle a da Ka, insieme dei campi energetici del vivente. Il “passaggio nella pelle” ha il significato di un’incarnazione, meglio, come suggerisce Daniel J.Siegel, di un’incorporazione. A dirci cos’è che si incorpora è il riferimento mitologico a Seth e agli asterismi associati al rivale di Horus. Seth
è l’asino (soma), è il toro ed è associato alle stelle che circondano il Polo Nord, le stelle Mesket, termine che ha molto in comune con Meska e che indica anche un misterioso potere rigenerante. La Coscia del Toro o Spalla del Vitello (Coscia anteriore del Toro), denominata Masketi o Masketiu, quindi Seth, è emblema della “forza forte delle forze”.
Nella fisica e nella cosmologia moderne la temperatura iniziale della formazione dell’universo, il “fuoco primordiale” (il fuoco semprevivente di Eraclito) riuniva la gravità, l’elettromagnetismo, l’interazione forte e l’interazione debole: era la Forza primordiale che i fisici sognano di riunire nel GUT (grand unified theory) o teoria unificata del campo.
L’interazione forte, ossia la “forza forte delle forze”, è quella che, per usare un termine improprio ma che rende l’idea, tiene insieme i quark a formare protoni e neutroni e questi a formare il nucleo dell’atomo. Le particelle interessate sono i gluoni e i pioni. Il suo valore è circa 100 volte quello della forza elettromagnetica, circa 105 maggiore della forza debole e 1039 volte quello della gravità.
La fisica ci dice che ogni particella è circondata da particelle fantasma e che le forze sono prodotte dalle particelle e a loro volta producono le particelle.
L’interazione forte (Seth), è assimilabile, quindi, nel mito, alla materia dotata di massa, ossia agli atomi che formano molecole e, via via, organismi sempre più complessi; in altri termini: corpi. L’antagonista di Seth è Horus, la luce, ossia il fotone, quanto del campo elettromagnetico. Il fotone non ha massa e si muove alla velocità della luce. Prendendo energia “in prestito”, il fotone può temporaneamente trasformarsi in una coppia elettrone/protone o in una coppia protone/antiprotone. In questo caso il fotone Horus ricade nel dominio del gluone Seth, ossia della forza forte tra le forze. Di fatto la luce si incorpora.
Il mito della lotta tra Horus e Seth assume in questo contesto il significato del rapporto tra due forze: la forza elettromagnetica quantizzata nella luce (fotone Horus) e la forza di interazione forte (gluone Seth), ossia tra corpo di luce e corpo materiale.
Nel mito Seth acceca Horus distruggendogli l’occhio sinistro, ossia l’occhio comandato dalla parte destra del cervello. Horus perde pertanto la capacità di vedere correttamente, la sua vista è sfuocata. L’incorporazione del corpo di luce nel corpo materiale riduce la chiarezza della percezione della realtà.
La sfocatura è oggi uno dei concetti basilari della fisica quantistica.
Riguardo alla nostra percezione sensoriale è anzitutto necessario prendere atto che noi vediamo il mondo dal di dentro in quanto siamo parte del mondo e che, come fa notare Heinrich Klüver nella prefazione al testo di Von Hayek – noi siamo rinchiusi nella scatola delle nostre percezioni e “da sempre ci sono alcuni che ritengono che sia possibile uscire da questa scatola e da sempre ci sono altri che ritengono che ciò non sia possibile” [note]Heinrich Klüver, Prefazione al testo di Von Hayek, L’ordine sensoriale– I fondamenti della psicologia teoretica, Rusconi [/note].
“Le qualità che noi attribuiamo agli oggetti esperiti – sostiene Klüver – non sono affatto, a rigor di termini, proprietà degli oggetti, bensì un complesso di relazioni in base alle quali il nostro sistema nervoso li classifica. In altre parole, tutto ciò che conosciamo circa il mondo
esterno è di natura teorica e tutta l’«esperienza» che possiamo fare consiste nel cambiare queste teorie. Ogni percezione sensoriale è necessariamente astratta in quanto seleziona sempre certi aspetti o caratteristiche di una data situazione”[note]Heinrich Klüver, Prefazione al testo di Von Hayek, L’ordine sensoriale– I fondamenti della psicologia teoretica, Rusconi [/note].
L’evoluzione scientifica è passata da “concetti-cosa” a “concetti-relazionali” e la nostra mente è a sua volta un complesso di relazioni.
Lo psichiatra Daniel J.Siegel la definisce in questo modo: “Un processo emergente auto- organizzantesi, incarnato e relazionale che regola i flussi di energia e informazioni sia dentro di noi sia tra noi” [NOTE]Daniel Siegel, I misteri della mente, Cortina[/note].
Von Hayek usa i vocaboli “fenomenico” e “fisico” per “descrivere rispettivamente l’ordine degli eventi percepiti in termine di qualità sensoriali e l’ordine degli eventi definiti esclusivamente nei termini delle loro relazioni”[note]Friedrich August Von Hayek, L’ordine sensoriale – I fondamenti della psicologia teoretica, Rusconi[/note].
L’ordine mentale e quello fisico sono due ordini differenti in relazione tra di loro.
“Le scienze fisiche – sostiene Von Hayek – hanno dimostrato che gli oggetti del mondo esterno si relazionano tra di loro in modo differente da come si relazionano con i nostri sensi”[note]Friedrich August Von Hayek, L’ordine sensoriale – I fondamenti della psicologia teoretica, Rusconi[/note].
Quanto sin qui affermato pone in evidenza due elementi fondamentali: la relazione (lógos) e il limite percettivo dei nostri sensi.
Mario Pincherle, nel commento al Vangelo gnostico di Tommaso, scrive che “il diavolo, in aramaico, è definito stra’ ahra’, cioè «l’altro punto di vista», la «visione parziale», il paraocchi. L’ambiente in cui si sviluppano i diavoli è quello sottoposto alle ristrettezze dello spazio e del tempo. Regno del diavolo è il mondo dei corpi e delle anime. Il diavolo ha effetti sulla materia e sulla mente, dato che l’anima è fatta di pensiero limitato. Ma quando il pensiero ritornando Spirito si allarga, si completa e attinge alla verità e all’eternità, uscendo dalle ristrettezze dello spazio e del tempo, allora l’uomo fa un salto di livello. E’ questa la differenza tra l’anima e lo spirito. La prima è fatta di pensiero limitato, provvisorio, mentre lo Spirito è pensiero vittorioso, che ha superato ogni visione parziale”[note]Mario Picherle, Il quinto Vangelo, Macro Edizioni[/note]. Al di là dei vocaboli usati da Pincherle, i concetti tornano.
Chi ripara l’occhio ferito di Horus? Thoth, il Neter della conoscenza. E’ pertanto la conoscenza che pone riparo alla sfocatura, come del resto ci insegna il percorso conoscitivo dell’umanità, che in varie forme ci riconduce ad una realtà altra da quella che ci consegnano le sensazioni dei nostri cinque sensi. Una realtà che il mito e la scienza sempre più descrivono nello stesso modo.
Un aspetto interessante dei contenuti mitologici è la loro caratteristica di mantenersi intatti nelle varie metamorfosi narrative.
Alcuni millenni dopo la sua comparsa in Egitto, il mito della luce incorporata ha fatto la sua ricomparsa, grazie a San Francesco d’Assisi, nel presepe.
Gesù/Horus nasce in una grotta (la caverna platonica) ed è sorvegliato nella incorporazione da Seth (il bue e l’asino). Accanto al bimbo ci sono Maria/Iside e Giuseppe /Osiride. Gesù nasce da un concepimento privo di atto sessuale come Horus. Di Osiride, smembrato e
disperso, Iside ricompone il corpo, ma non ritrova il fallo. La grande madre egizia, con un atto magico, rimane comunque incinta di Osiride. Giuseppe è l’energia osiriaca ricomposta. Anche lui come Osiride non partecipa sessualmente. La partenogenesi è qui evidente e ripropone l’incorporazione della luce nella materia (mater).
NOTE
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